A Firenze le lotte tra fazioni sono state particolarmente aspre e cruente. Grandi casate di nobili ghibellini muovono eserciti contro i rivali quelfi, per lo più mercanti arricchiti. Torri distrutte, esili forzati. Vi propongo una visita guidata alla scoperta di antiche storie gotiche.
Alle origini dello scontro tra fazioni. Buondelmonti e Amidei
Firenze nel 1200 era una città in pieno sviluppo, con l’attività della lana che andava diventando la maggiore industria manifatturiera impiegando una buona parte della popolazione e arricchendo sempre più la classe della borghesia mercantile. La popolazione cresceva a dismisura grazie soprattutto al fenomeno della migrazione dalla campagna alla città di intere famiglie in cerca di lavoro e vita migliore. Gli interessi economici vanno di pari passo con quelli politici, e i contrasti per il potere si fanno via via più evidenti. Le cronache fiorentine raccontano le storie delle famiglie che si resero protagoniste della guerra tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini. Pare che tutto sia iniziato dopo l’uccisione di Buondelmonte Buondelmonti, il quale si era rifiutato di sposare una Amidei, come già convenuto, e la vendetta della famiglia di lei e della sua consorteria decretò lo scoppiare degli scontri. La visita guidata ripercorre i luoghi che un tempo furono abitati da queste antiche famiglia, tra Borgo Santi Apostoli, dove svettano le torri dei Buondelmonti, e via Por Santa Maria, dove ricostruita dopo l’ultima guerra si erge la torre degli Amidei. Ci accompagnano nella visita le lapidi con i versi della Divina Commedia, che Dante dedicò proprio alle famiglie dei guelfi e ghibellini fiorentini.
Ghibellini potenti nobili feudatari: gli Uberti di Farinata
Continuando l’itinerario in direzione di Piazza della Signoria, andiamo a scoprire dove un tempo abitavano gli Uberti, di cui il più celebre membro è senza dubbio Farinata, protagonista di un famoso passo dell’Inferno di Dante. Gli Uberti erano una potente consorteria di stirpe nobile. Le loro case e torri furono demolite dopo che i guelfi presero il sopravvento e quella terra ‘maledetta’ sarebbe rimasta per sempre vuota. Farinata partecipò alla battaglia di Montaperti nel 1260, dove i ghibellini furono vincitori.
Il palazzo del Capitano del Popolo, meglio noto come il Bargello, e la Badia fiorentina
Da piazza della Signoria la guida vi condurrà al Palazzo del Bargello. Una delle più antiche costruzioni di Firenze, il primo palazzo pubblico, un imponente castello medievale solido e austero, costruito per il Capitano del Popolo, sede anche dei Podestà e dei Giudici della Ruota, testimone di secoli di storia fiorentina. Fu costruito tra il 1255 e il 1261, nel culmine degli scontri tra guelfi e ghibellini. Accanto sorge la Badia fiorentina, fondata nel lontano 978 da Willa, madre del marchese Ugo di Toscana: pochi ne conoscono la storia e la tomba scolpita alcuni secoli dopo la sua morte dallo scultore Mino da Fiesole. Ugo di Toscana apparteneva alla nobiltà feudale ed era capo del partito filo imperiale. Quello nel quale successivamente si riconosceranno i ghibellini.
Guelfi bianchi e guelfi neri. Cerchi e Donati
La visita guidata continua nel quartiere di Dante, tra via dei Cerchi e via del Corso. Qui ripercorriamo le tracce delle famiglie di cui Dante lascia memoria nella Divina Commedia e a cui era legato nel bene e nel male, per amicizia e legami affettivi da una parte, per rivalità politica dall’altra. La torre dei Donati si trova su via del Corso: la famiglia della moglie di Dante, Gemma, ma anche quella di Corso, capo della fazione dei guelfi neri. Nel 1300 i ghibellini erano ormai stati definitivamente cacciati da Firenze. La battaglia di Campaldino del 1289 aveva rappresentato per loro una nuova occasione per rientrare in città , ma vennero pesantemente sconfitti e questo segnò la fine delle loro speranze di rivincita. A Firenze però entro pochi anni ci sarà una nuova divisione in seno ai guelfi, quella tra bianchi e neri. I bianchi non accettavano le mire espansionistiche del papa Bonifacio VIII, mentre i neri sostenevano il papa nell’ambizione di ricevere da lui privilegi e posizioni politiche importanti. Vedremo le torri di Corso Donati, sul finire di Borgo degli Albizi, colui che Dante ricorda nei versi del Canto XXIV del Purgatorio, quando incontra suo fratello Forese e stigmatizza la sua tragica fine, ferito e trascinato dal cavallo verso l’abisso dell’inferno.
Torri abbattute e mai più ricostruite: la torre del Guardamorto
La visita guidata termina in Piazza Duomo. Qui vicino abitavano gli Adimari, storica famiglia guelfa, fiorentini puri o meglio ‘di primo cerchio’. Pur essendo guelfi bianchi e di schiatta nobile, Dante non ha parole di elogio nei loro confronti, forse per i suoi screzi con il ramo secondario della famiglia, quello dei Cavicciuoli. Agli Adimari apparteneva un’alta torre prospiciente il Battistero. Fu abbattuta dai ghibellini, come era consuetudine nel caso di vittoria di una fazione e nell’esilio di quella rivale. Pare che fosse intento dei ghibellini far collassare la torre sul Battistero per danneggiarlo, in quanto simbolo dell’orgoglio guelfo. Il Villani ricorda così l’episodio: ‘parve manifestamente, quando venne a cadere, ch’ella schifasse la santa chiesa, e rivolsesi, e cadde per lo dritto della piazza…’. La torre era soprannominata del ‘guardamorto’ perchè si trovava molto vicino al cimitero della piazza e pare che avesse una stanza adibita a obitorio.