A Firenze hanno vissuto nell’Ottocento importanti collezionisti che nell’arco di una vita hanno speso risorse, denari e energie alla ricerca dell’oggetto raro, unico, prezioso, tramite una fitta rete di contatti, mercati antiquari, aste. Oggi queste interessanti collezioni sono esposte in diversi musei fiorentini, alcuni molto conosciuti e prestigiosi, altri meno noti al grande pubblico.
Sul tema del collezionismo nell’Ottocento si possono visitare alcuni musei fiorentini dove sono conservate e esposte al pubblico preziosi collezioni raccolte da appassionati collezionisti, ciascuna delle quali riflette gusto e interessi personali, e donate al pubblico per un’ampia fruizione, cosa che ha permesso l’integrità dell’insieme scongiurando probabili dispersioni degli oggetti.
La visita guidata può essere formulata in diversi modi, da un solo museo a più musei nell’arco della giornata o in tappe diverse, seguendo il filo conduttore del tema del collezionismo nel XIX secolo.
Ecco a seguire un excursus sui musei da visitare con una descrizione sintetica delle collezioni e dei loro creatori.
Un raffinato conoscitore e collezionista inglese a Firenze: Herbert Percy Horne
Il museo Horne si trova nel quartiere di Santa Croce, a pochi metri dal ponte alle Grazie. E’ situato in un palazzo storico, Palazzo Corsi, comprato nel 1911 dall’architetto e storico dell’arte inglese Herbert Percy Horne per farne il luogo di conservazione e esposizione della sua collezione di dipinti, sculture, disegni e mobili di epoca per lo più rinascimentale. Horne lasciò allo stato italiano la sua collezione nel 1916, anno della sua morte. Era stato molto appassionato dell’arte italiana del rinascimento. Venne a Firenze nel 1889 e vi tornò nel 1894 per scrivere un saggio sul pittore Botticelli per una collana sui Grandi Maestri dell’arte. Pur non avendo grandi disponibilità finanziarie, riuscì a formare una collezione di pezzi veramente pregiati, di gran valore artistico e storico, che possiamo ammirare nel museo: il capolavoro è sicuramente la tavola dipinta da Giotto con Santo Stefano, opera dell’attività tarda del pittore, ma sono importanti anche i dipinti di Bernardo Daddi, Beccafumi, Pietro Lorenzetti, Dosso Dossi. L’ambientazione e la mobilia ricreano la tipica casa signorile del rinascimento a Firenze, con tavoli, sedie, cassoni, ceramiche, utensili da cucina.
Collezioni ottocentesche al Museo Nazionale del Bargello
Il Museo del Bargello espone una pregevole collezione privata lasciata in eredità alla città di Firenze, la collezione di Louis Carrand. Figlio dell’antiquario Jean Carrand, Louis morì a Firenze nel 1888 ed espresse la volontà che tutta la sua collezione divenisse bene pubblico con l’unico vincolo testamentario che essa venisse esposta al museo del Bargello. Si tratta di un insieme eterogeneo, che riflette il gusto del suo creatore e che spazia da oreficerie, smalti di Limoges, metalli, serrature, fibbie, oggetti indiani, dipinti, sculture in marmo e in terracotta, mobili, con una speciale predilezione per l’oggetto di arte minore. L’oreficeria bizantina presenta caratteri di ricercatezza nelle tecniche (granulazione e filigrana) e nelle forme (spille, gioielli vari), con materiali di diverso tipo, dall’oro alle pietre preziose e alle perle. Gli avori sono numerosi, ben 265 esemplari, attraverso i quali si può ripercorrere la storia della scultura in avorio dal V al XVII secolo, con tipologie estremamente varie: dittici sacri, placchette per rilegature di codici, cofanetti istoriati, crocifissi, pissidi e pastorali, statuine di santi, corni da caccia, manici di pugnali, pettini.
Nel 1899 al museo sono inoltre pervenute altre due collezioni, quella di armi di Costantino Ressmann e quella di stoffe antiche del Barone Giulio Franchetti.
Costantino Ressmann fu un diplomatico e politico italiano, nato a Trieste, vissuto nell’Ottocento, che si dedicò al collezionismo approfittando dei viaggi di lavoro per acquistare oggetti preziosi e rari. Morì a Parigi all’età di 67 anni. Lasciò in eredità la sua collezione di 280 pezzi al Bargello. Gli oggetti sono esposti nella Sala Islamica e nella Sala dell’Armeria.
Il barone livornese Giulio Franchetti aveva raccolto in circa 40 anni, attraverso numerose ricerche e studi specifici, una gran quantità di pezzi rari concernenti antichi tessuti riccamente ornati. Si tratta di campioni di tessuti dall’antichità fino al XVIII secolo, il cui insieme fu ritenuto unico al mondo dal prof. Bode di Berlino. Bellissimi i velluti ottomani, con il rosso cremisi di fondo e i fili rivestiti in lamine d’oro e argento per il disegno.
Eclettismo e mercati antiquari: Frederick Stibbert
Il museo Stibbert si trova fuori dal centro storico di Firenze, in via di Montughi, situato nel palazzo che Stibbert costruì riunendo una serie di edifici di epoche precedenti. Frederick Stibbert nacque a Firenze a pochi passi dal Duomo, da famiglia originaria di Norfolk. Studiò in Inghilterra e da giovane ebbe un carattere piuttosto irruente e instabile. Ereditò molto presto un’immensa fortuna per la morte prematura del padre. La sua vita fu ricca di viaggi, esperienze, interessi. Dedicò molto tempo e denaro all’acquisto di oggetti d’arte e realizzò nel suo palazzo di Firenze un’ambientazione originale e suggestiva per la collezione: la ‘sala della malachite’, la ‘sala moresca’, la ‘loggetta Cantagalli’, il ‘salone dell’armeria’. Morì nel 1906 lasciando i suoi beni alla Gran Bretagna, ma con la clausola della possibilità di concederli alla città di Firenze. Ad oggi palazzo e museo sono gestiti da una fondazione fiorentina. Tra le visite guidate ai musei fiorentini, quella al museo Stibbert è sicuramente insolita e originale, una scoperta inaspettata per molti. Il collezionista ebbe un forte interesse per il costume e le armi: questi sono infatti tra gli oggetti più rappresentati e interessanti del museo, unici nel loro genere e nel panorama museale fiorentino.