‘La strega’ di Salvator Rosa
“La Strega” di Salvator Rosa è un’opera significativa del XVII secolo, recentemente acquisita dalle Gallerie degli Uffizi per 450.000 euro. Il dipinto, realizzato tra il 1647 e il 1650, misura 212×147 cm e rappresenta una strega al centro della composizione, circondata da simboli esoterici e oggetti misteriosi. Questa acquisizione arricchisce la collezione del museo con un esempio di arte esoterica barocca.

L’opera è esposta al pubblico nella Sala Bianca di Palazzo Pitti dall’11 gennaio fino a marzo 2025, offrendo ai visitatori l’opportunità di ammirare questo capolavoro in un contesto storico e artistico di rilievo. Durante la visita guidata di Palazzo Pitti, abbiamo dunque in questo periodo l’opportunità di vedere anche questa nuova opera appena arrivata nelle collezioni fiorentine!

Salvator Rosa e l’occulto
Salvator Rosa, noto per il suo carattere ribelle e la scelta di soggetti lontani dai canoni tradizionali, ha esplorato temi legati all’occulto sia nella pittura che nella letteratura. Oltre a “La Strega”, ha composto un’ode omonima nel 1646, che condivide molti elementi con il dipinto, riflettendo il suo interesse per la magia e il mistero.
Questa esposizione rappresenta un’occasione unica per approfondire la conoscenza di un artista che ha saputo coniugare arte visiva e letteratura, offrendo una visione affascinante del mondo esoterico del Seicento.
Salvator Rosa, pittore napoletano alla corte medicea
Salvator Rosa (1615-1673) è stato un pittore, poeta e incisore italiano, noto per il suo stile ribelle e anticonformista nel panorama artistico del Seicento. Nato a Napoli, si formò inizialmente presso lo zio materno, Paolo Greco, e successivamente con il pittore Aniello Falcone, specializzandosi in scene di battaglia. Tuttavia, Rosa si distinse presto per un approccio originale, prediligendo paesaggi selvaggi e drammatici, spesso popolati da briganti, eremiti e figure mitologiche.
Trasferitosi a Roma e poi a Firenze, entrò in contatto con circoli intellettuali e umanistici, diventando noto non solo come artista ma anche come poeta satirico. La sua produzione letteraria, caratterizzata da un forte spirito critico verso la società e le istituzioni del tempo, contribuì a costruire la sua immagine di artista indipendente e ribelle.
Le sue opere pittoriche, come Democrito tra gli abderitani, La Congiura di Catilina e Paesaggio con pastori, si distinguono per un uso drammatico della luce e del colore, anticipando in qualche modo il Romanticismo. Salvator Rosa ha influenzato profondamente il gusto per il sublime e il pittoresco, divenendo un punto di riferimento per generazioni di artisti successivi.
Salvator Rosa a Firenze
Rosa si trasferì a Firenze intorno al 1640 e vi rimase per circa otto anni. Qui fu ospitato e protetto dalla famiglia dei Medici, in particolare da Giovanni Carlo de’ Medici, che apprezzava molto il suo spirito indipendente e il suo talento artistico. A Firenze, oltre a dipingere, Rosa si dedicò alla poesia satirica e fondò un’accademia informale chiamata “Accademia dei Percossi” dove si discuteva di arte, letteratura e filosofia con toni ironici e critici. Durante il periodo fiorentino, il suo stile pittorico si fece più raffinato e teatrale. Dipinse paesaggi tempestosi, scene storiche e mitologiche, spesso con un tocco oscuro e romantico, anticipando in qualche modo il gusto per il sublime del periodo romantico. Tra le opere realizzate a Firenze, si ricordano alcuni paesaggi e scene mitologiche. Alcuni suoi dipinti sono ancora oggi conservati in collezioni fiorentine.
Le Marine di Salvator Rosa alla Galleria Palatina
Salvator Rosa, durante il suo soggiorno a Firenze, ha realizzato diverse opere di paesaggi marini che sono attualmente esposte presso la Galleria Palatina di Palazzo Pitti.
Il dipinto “Marina del porto” di Salvator Rosa fu realizzato insieme a un’opera complementare intitolata “Marina del faro” nei primi anni del soggiorno fiorentino dell’artista. Entrambe le tele furono commissionate dal principe Giovan Carlo de’ Medici per decorare il salone della sua residenza in Via della Scala. Salvator Rosa firmò i dipinti in modo originale, nascondendo la firma su oggetti precari: un brandello di stoffa galleggiante nel caso di “Marina del porto” e un barilotto alla deriva nell’altro quadro.
La tela è conosciuta anche come “Marina al tramonto” per via della suggestiva rappresentazione luminosa di un tramonto abbagliante, un effetto appreso a Roma osservando le opere del paesaggista Claude Lorrain, in particolare il “Porto di mare con Villa Medici”.
Il dipinto descrive episodi di vita marinaresca ispirati alla scuola dei bamboccianti, caratterizzata da scene di vita popolare, influenzata dalle opere di Pieter van Laer, detto il Bamboccio. La rappresentazione realistica delle attività portuali fu probabilmente ispirata dal soggiorno dell’artista a Livorno nel 1641, dove poté osservare dal vivo la vivace vita del porto.
Tra le scene più dinamiche vi sono quelle sul lato sinistro, con operai intenti a costruire un galeone sotto una fortezza in rovina, e sulla destra un gruppo di bagnanti che si gode gli ultimi raggi del sole.